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lunedì 28 novembre 2016

FORSE IL SILICIO PERMETTE LA MODIFICAZIONE DEL DNA...


Articolo scritto da
Victoria Knowledges


Il silicio nei suoi composti inorganici come la silice è largamente diffuso nei viventi; può essere presente nei tessuti in forme differenti.
Composti inorganici come acido silicico e silice (biossido di silicio), in microorganismi, spugne, piante.
Diatomee e radiolari, ad esempio, utilizzano principalmente silice, come base strutturale dell'impalcature cellulare, le spugne utilizzano la silice per spicole e altre strutture di sostegno, l'equiseto presenta diversi granuli di silice nell'epidermide esterna che lo rendono leggermente abrasivo (e indigesto ad alcuni erbivori), l'ortica presenta la punta dei peli urticanti silicizzata.
Nei metazoi composti del silicio sono stati ritrovati in concentrazioni maggiori nei tessuti connettivi e di sostegno (ossa, tunica esterna collagena delle arterie, cartilagini) e nelle regioni extracellulari cerebrali.
Ricordiamo che una delle caratteristiche del silicio consiste nel trasmettere più del 95% di tutte le lunghezze d'onda della luce infrarossa.


L'organismo umano ne contiene in totale una quantità stimata sui 250 milligrammi.
La presenza del silicio non si identifica con una funzione biochimica nota e potrebbe essere di natura accidentale (accumulo nei tessuti con maggiore affinità per il composto);
gli effetti clinici da carenza negli esseri umani non sono noti, mentre un eccesso di silicio può causare emolisi dei globuli rossi e causare alterazioni cellulari come conseguenza diretta.
Sintomi da carenza non sono noti nei mammiferi, se non quelli indotti sperimentalmente, essendo il silicio pressoché ubiquitario (secondo elemento presente per abbondanza sulla crosta terrestre dopo l'ossigeno).

Esistono vaste divulgazioni che incentiverebbero l'assunzione dei così detti integratori a base di silicio organico (spesso preparati erboristici dove il silicio è invece presente sotto forma di silice inorganica da equiseto o ortica, da acidi silicici o da alchilsilanoli, questi ultimi composti propriamente organici) ipotizzando ruoli nella sintesi della idrossiprolina, coinvolta nella catena polimerica del collagene. L'attività dell'enzima a questa sintesi deputato, procollagene-prolina diossigenasi, è regolato invece dalla presenza di acido 2-chetoglutarico, ascorbato (cofattore nella riduzione), e ferro (Fe3+ ridotto a Fe2+), e non da composti del silicio. Il silicio è comunque assorbito dall'organismo tramite l'ubiquitario ione inorganico ortosilicico.


A livello osseo, è provato che supplementi alimentari di silicio organico (proveniente soprattutto da equiseto, avena ed ortica) possono accelerare la saldatura delle fratture, mentre a livello sanguigno esistono studi fornenti prove che i silicati organici possano indurre il differenziamento dei granulociti neutrofili e stimolare la fagocitosi.


L'erboristeria, comunque, non raccomanda una fitoterapia a base di piante troppo remineralizzanti (ed in particolare ricche di silicio), quando sono presenti lesioni ossee di tipo degenerativo (ad esempio artrosi). Approvvigionarsi silicati organici tramite la dieta non è tuttavia difficile. Il silicio è abbondante nell'acqua potabile, nelle cipolle, nei cavolfiori, nei fagioli, nei piselli, nelle mele e nelle fragole. Tra le piante comuni, ricche di silicati organici sono la polmonaria, l'equiseto, la piantaggine, l'arnica, l'ortica e la gramigna.