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martedì 4 ottobre 2016

POPOLO ELETTO O POPOLO SCELTO ?

Di  - Pensavo fossi me ma mi han detto potrei non esserlo (Utente Google)

Riguardo all’appunto che avevo mosso sul fatto “popolo eletto o popolo scelto?”, secondo me è uno di quei casi in cui, ancora una volta, ha avuto sviluppo un mutamento di accezione. Quando nella Bibbia si parla di popolo eletto, in realtà non esisteva ancora il popolo ebraico. 

Come può essere “eletto” un popolo che ancora non esiste? Sono molti tra gli stessi attuali ebrei a sostenere che la popolazione allontanatasi dall’Egitto non fosse un popolo ma un insieme variegato di gente, perlopiù di stirpe semita ma non solo. Queste persone, per qualche motivo si sono ritrovate a seguire un capo (Mosè) alla ricerca di un’alternativa soluzione sociale e culturale rispetto a quella predominante in territorio egizio.  Gli studi escludono categoricamente che ci fossero un popolo già formato e che fosse stato schiavizzato.

È singolare che Giuseppe Flavio riconosca negli Hyksos gli ebrei (ma la tesi è contestata). Gli hyksos vennero allontanati dall’Egitto proprio nel periodo in cui si sarebbe verificata la vicenda di Mosè, che ricade grossomodo nel fermento delle eresie del faraone Akhenaton. Di Akhenaton sappiamo con certezza che fece bruciare documenti, templi, ecc., per obbligare il regno a venerare solo Aton (nome che ricorda l’appellativo ebraico Adonay, cioè “Signore”). 

Purtroppo la storia non appare mai troppo chiara quando qualcuno brucia documenti e testimonianze. Non è detto però che le figure di Mosè e Akhenaton debbano coincidere necessariamente. Mosè potrebbe esser stato un seguace del faraone. Oppure il faraone stesso potrebbe esser stato influenzato da Mosè, il quale (essendo di un’altra dinastia) era interessato a diffondere le idee volte a screditare la megalomania dei legittimi regnanti, in modo da approfittare della delegittimazione a regnare, per consenso popolare, e insediarsi lui stesso sul trono. Invece le cose andarono male e Mosè venne perseguitato al punto che fu costretto a scappare via dall’intero territorio sotto il controllo di quella famiglia egizia. In ogni caso Mosè era riuscito a convincere ormai parte della popolazione a non prestare omaggio alle altre “divinità” (o discendenti degli elohim?). Per questo potrebbe essere stato buttato fuori, lui e tutti quelli che si rifiutavano di omaggiare la famiglia reale come la discendente di quelli scesi dal cielo.

Tuttavia nelle dinastie successive che continuano a regnare in Egitto si ritrovano sovrani che rimandano al nome di Mosè: Ah-mose, Thut-mose, Ra-mose o Ramesse che dir si voglia (sono sovrani di 2 dinastie diverse). Quelli che sono così stati costretti dalla circostanza ad andarsene dall’Egitto, per forza di cose avrebbero maturato un’omologazione culturale. È un po’ come se oggi alcuni italiani, alcuni spagnoli e alcuni greci decidessero di trasferirsi in una regione d’Europa tutti assieme, perché vogliono poter essere liberi di condividere lo stesso stile di vita, gli stessi valori, la stessa mentalità. Dovranno anche decidere di usare una sola lingua franca, perciò col tempo tutti assieme diventerebbero un solo popolo con uno stesso bagaglio culturale. 


Così all’inizio erano persone appartenenti a popoli diversi, che per scelta si sono trasformati in un solo popolo. Credo che sia questa la vera accezione di popolo scelto. Da qui il passo all’autoattribuzione dello scettro di “popolo eletto” è brevissimo. “Eletto” non nel senso di speciale e privilegiato, ma nemmeno nel senso di “scelto per la trasmissione del messaggio di salvezza spirituale”, come sostengono molti ebrei che vogliono scagionare Yahvè dalle accuse di razzismo. Si tratta di un insieme di genti che hanno scelto di trasformarsi in un unico popolo.