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giovedì 29 settembre 2016

L'IMMORTALITÁ

Di  - Pensavo fossi me ma mi han detto potrei non esserlo (Utente Google)

Sul tema dell’immortalità, o quanto meno della vita lunghissima, non so quanto la lunghezza realmente possa essere connessa alla consapevolezza e all’esperienza, e quanto la consapevolezza e l’esperienza possano a loro volta essere legate alla felicità. 

Prendendo in esame le nostre esistenze, vediamo che c’è gente che vive fino a 40 anni e che ha acquisito molta saggezza, molta esperienza e che ha goduto di ogni attimo, mentre c’è gente che vive fino a 90 anni ed è come se avesse trascorso quasi un secolo di sonno. Buona parte degli esseri umani, purtroppo, appartengono a quest’ultima categoria, incluso me (indipendentemente che il limite della vita sia 90 o 60 anni). All’aumentare della durata della vita, penso cambierebbero solo le proporzioni. Mettiamo che vogliamo dare per scontato che Yahvè sia un extraterrestre vissuto migliaia di anni. Mettiamo che ai tempi dei racconti biblici avesse un’età di… (che so) 18.000 anni. Non è che avesse poi tutta questa gran saggezza. Era un arrogante, presuntuoso guerrafondaio. 


Migliaia d’anni di vita non gli sono stati utili per trovare la felicità, anzi dai testi risulta essere disperato, ossessionato, insoddisfatto cronico, arrabbiato. Alessandro Magno è morto a 33 anni e credo fosse arrivato a un grado di soddisfazione maggiore.


La questione tra l’altro non credo che si possa ricondurre alla sola lunghezza della vita ma anche alla qualità. Oggi l’uomo in occidente vive circa 80 anni, ma trascorre 10 anni di infanzia, 20 anni di giovinezza, 10 anni di età di mezzo e poi quasi tutto il resto è vecchiaia. La vecchiaia è un periodo eccessivamente lungo. Io non vorrei mai vivere 10.000 anni se ne devo trascorrere 9.905 da anziano.